Menopausa: una nuova prospettiva

Mi piacerebbe riflettere sulla menopausa a partire non tanto dall’analisi dei cambiamenti fisici che avvengono nel corpo della donna al raggiungimento di questa tappa, ma dalla visione psicosociologica corrente che spesso attribuisce alla menopausa caratteristiche negative, talmente definitive, tanto da far sentire molte donne “arrivate alla fine”, “scadute”, decisamente non più produttive e quindi non interessanti per una società che invece ama ciò che è giovane, ciò che è sempre sulla cresta dell’onda, ciò che è altamente produttivo e performante.

Ad un gruppo di 10 donne over50 ho chiesto di associare spontaneamente parole al termine “menopausa” e questo è stato il risultato:

“VECCHIAIA, CALO DESIDERIO SESSUALE, SOVRAPPESO, PENSIONE, FINE, DISCESA, TRISTEZZA, NOIA, NON INTERESSANTE, INCONTINENZA” …

Difficile davvero non deprimersi alla fine di una tale sequenza di parole e di concetti ampiamente condivisi dal mio gruppo di partecipanti!

Sono fortemente convinta che le chiavi di lettura attraverso le quali interpretiamo la realtà, e quindi anche la realtà del nostro corpo, abbiano dei vizi di fondo, spesso sottilmente invisibili agli occhi di chi le utilizza.

Gli schemi che usiamo sono di derivazione sia “interna” sia “esterna” e cioè, possono essersi formati grazie ad esperienze personali, ma questi rispondono, inevitabilmente, anche alle sollecitazioni sociali che spesso li rinforzano.

La donna, ancora oggi, in una società come la nostra, dai tratti fortemente maschilisti, è facilmente considerata o un oggetto sessuale o un esemplare di mammifero fertile capace di riprodursi…va da sé che dal momento in cui una donna comincia a percepire i segni naturali dell’invecchiamento che piano piano dissolvono la bellezza giovanile e non è più in grado di generare, automaticamente, non essendoci alternative in una visione sociale del femminile così dicotomica, può solamente ritirarsi un po’ alla volta in se stessa, convinta della sua inutilità e della sua indesiderabilità.

La visione dicotomica della realtà è una visione decisamente semplicistica, che può avere le sue ragioni solo in un contesto molto stabile, se non immutabile, oppure in una realtà in cui la polarizzazione degli estremi sottendono ad un giudizio e quindi ad un potere.

Ma il nostro contesto è ricco, complesso e soprattutto in continua evoluzione….grazie al progresso tecnologico l’età media della donna si aggira oggi attorno agli 80 anni- ben 30 anni in più oltre la data di scadenza presunta!!!!- finalmente la figura femminile, anche se attraverso una battaglia che è ancora in atto, sta conquistando spazi e ruoli nuovi che vanno ad arricchire quell’intervallo, che per secoli è stato vuoto, tra i due estremi della visione binaria: donna-oggetto sessuale  e donna-madre.

Questo fa sì che dopo i 50 anni la donna abbia ancora tanto da fare, da sperimentare, da essere…. in una condizione che paradossalmente la libera da quel giogo che più o meno consapevolmente l’ha valorizzata (oppure no) socialmente e all’occhio del maschile, o perché proprietaria di un corpo attraente o perché buona madre.

Finalmente libera! Libera di essere davvero se stessa, di vivere e di amare a partire da sé.

E’importante che, però, al passaggio sancito dalla menopausa si arrivi preparate…lo tsunami ormonale ed emotivo che si scatena nel corpo, con lo stesso impeto con il quale è arrivato nella nostra età adolescenziale, spesso lascia le sue vittime senza dare spiegazioni in balìa della depressione e della confusione…

Quando decido di partire per un trekking impegnativo in montagna curo molto la mia preparazione : conoscere il più possibile il territorio che devo affrontare, mettere nello zaino tutto ciò che mi possa garantire una base sicura, un ancoraggio certo che mi consenta di rimanere salda anche nella più turbolenta delle tempeste.

Chiara Nardini